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| Ottone Costantini, Lettere dal fronte (1915-1918) | Album di guerra | |
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| Avvertenze Dell'interesse di Ottone e di Ivo, suo fratello, per la documentazione fotografica dell'esperienza di guerra ho parlato nell'introduzione alle Lettere dal fronte, a cui rinvio. Ricordo solo che le foto che Ottone, sul finire degli anni Trenta, sistemò nell'album di famiglia erano ormai solo una parte (e forse non la maggiore) di quelle fatte o raccolte durante il conflito. Molte erano andate perdute per le vicende militari e familiari, sue e di suo fratello. Ne restano una ventina per il 1915; assai meno per il 1916 e nessuna per le dure giornate dell'offensiva austriaca sull'Altipiano di Asiago, quando Ottone fu ferito (ma qui la cosa si spiega con una parziale e temporanea interruzione della corrispondenza con Sandra, sua futura moglie e principale destinataria e custode dei suoi souvenir di guerra). Le foto del 1917 si concentrano nella prima parte dell'anno, mentre per i mesi successivi non ne resta che una, che è anche l'ultima delle foto di guerra superstiti [scheda 1709]: l'esplosione di un pezzo austriaco catturato durante l'avanzata italiana sulla Bainsizza e subito impiegato contro il nemico. Dall'incidente Ottone scampò per puro caso e in vecchiaia volle ricordare l'episodio rappresentandolo in forma di ex-voto [scheda 3002]. Non so immaginare altra motivazione per l'assenza di foto nel periodo successivo se non la delusione e il fastidio, soprattutto dopo Caporetto, per una vicenda dolorosamente ripetitiva e ormai, pur nei suoi cruenti alti e bassi, largamente scontata, quale era diventata quell'interminabile carneficina. Qualcosa di simile, almeno nella scansione temporale, Renzo De Felice ha osservato negli album fotografici che Vittorio Emanuele III approntava per l'ancora non adolescente erede al trono, che - mi vien fatto di pensare - svolgeva per l'augusto papà lo stesso ruolo di copertura di molti suoi coetanei nei confronti di padri amanti di trenini ed altri giochi infantili. «La prima impressione», scrive Renzo De Felice degli album di Vittorio Emanuele, «è che quelli relativi al 1915, 1916 e inizi del 1917 - i primi quattro - siano più curati dei successivi. [...] I successivi quattro album appaiono a prima vista meno curati, talvolta perfino sciatti, senza pretese estetiche. Tanto da far pensare a un calo di interesse e di applicazione da parte del sovrano via via che procedeva nel suo lavoro, ad un desiderio di concluderlo presto e a non dedicarci quindi più la cura messa nell'approntare i primi album». De Felice propone poi diverse e meno ovvie spiegazioni. A me però appare assai credibile l'immagine di Vittorio Emanuele che passa le giornate a incollare su album foto e ritagli e che a un certo punto, stufo di giocare alla figurine, comincia, forse, a pensare sul serio alla guerra di cui è stato tra i principali responsabili. Certo, come ha sottolineato De Felice, il fatto che la guerra avesse palesemente cambiato volto rispetto agli inizi, perdendo sul terreno delle ragioni o delle illusioni ideali quel che guadagnava in cieca brutalità ed efficienza, ha avuto il suo peso nel cambiare l'atteggiamento di chi la stava a guardare e soprattutto di chi, volente o nolente, doveva farla. In questo senso tra l'annoiata sciatteria del "Re soldato" e il nauseato disinteresse di un soldato vero poteva ben esserci una qualche corrispondenza. Nel numerare le schede indico con la prime due cifre l'anno a cui presumibilmente si riferiscono, con le due successive il mese. Come spiego a suo luogo, la datazione delle foto è per lo più approssimativa perchè nelle lettere a cui erano allegate, raramente, anche per evitare interventi della censura, Ottone dava indicazioni precise di tempo e di luogo. In genere, poi, l'intervallo di tempo tra foto e lettere non era breve. Per alcune foto non sono in grado neppure, almeno per ora, di proporre una datazione congetturale: le ho contrassegnate con un numero d'ordine che comincia con 2. Alle foto presenti nell'album ho aggiunto alcuni disegni di Ottone e di Ivo e un paio di cartoline illustrate "ritoccate" da Ottone. Nella riproduzione delle foto ho evitato di operare interventi importanti conservando di proposito le imperfezioni originarie e limitandomi a regolare luminosità e contrasto. In alcuni casi - pochi e debitamente segnalati - ho "squadrato" le foto (come lo stesso Ottone incaricava talvolta il fratello, appassionato di fotografia e non ancora richiamato sotto le armi, di fare) rifilandole dove mi è parso opportuno e cioè dove non si dava perdita di informazione. Ho infine riprodotto quattro quadretti (schede 3001-3004) in cui Ottone in vecchiaia (e cioè a grande distanza dai fatti) ha ricostruito in forma di ex-voto altrettanti episodi della sua esperienza di guerra. Genova, giugno-dicembre 2005 Claudio Costantini |
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